21 febbraio 2015

Fari dismessi

Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti Queste armoniose parole non sono mie, le ho prese in prestito, perché quando si è coinvolti in una scelta, e bisogna parlare del personale, spesso non si è né felici né obbiettivi e le altrui parole hanno maggiore efficacia.
Ho un blog dal 2007, sono stata per anni in sordina,come una ragazzina che teneva diario, nascosto agli altri per pudore delle cose proprie, siano esse emozioni o pensieri. Poi, qualche commento, qualche curiosità e si è aperto un mondo di amicizie, alcune diventate reali.
Ma la cosa che non era messa in conto è stato scoprire i blogger e di conseguenza gli “scrittori”. Qui sono arrivata per curiosità e sono stata un anno in silenzio, poi un incontro ed una elegante coincidenza, ha dato il via ad una suonata a quattro mani…. oh i primi giorni è stata una musica armoniosa, ed il pentagramma era nitido e scorrevole così le mani volavano sulla tastiera con leggerezza,,, poi, forse per dar ragione al fato che vuole che tutto finisca, l’insegnante è uscito per non più tornare.
Ma lei, io, la blogger, non eravamo preparate, non avevano esperienza, conoscevano però la bellezza che una volta ricevuta perché donata rimane per sempre di chi la riconosce tale, e così come siamo padroni di versi imparati a memoria fin dall’infanzia abbiamo imparato anche quelli che donano emozioni lungo il nostro durare, e che non appartengono al cartaceo ma all’etere.

E’ quando la luce vacilla 
e va via che arrivano gli altri colori. 
Tornano a grumi 
i ricordi 
come collane delle altre vite 
che io ho finto di dimenticare. 
Si riflettono in questa, 
danzano sui miei capelli, 
mi trascinano, 
timido, 
in un ballo pubblico 
sotto gli occhi di spettatori diversamente 
interessati. 
A volte rovescio il capo all’indietro 
e mi concedo. 
 Allora è bellissimo, 
i cieli, le strade, 
le stagioni, 
i visi e le parole, 
mi sfondano il cuore 
senza farmi male. 
Allora io sono vero, senza luci di scena 
falsi eroismi, 
concrete paure. 
Sono quel che mia madre ama 
e teme io sia: 
un lucido errore che riconosce
se stesso. 
Aspetto che gli astri terminino il loro ciclo, 
 domattina non potrò dire 
di aver sognato 
non riesco mai a dividere esattamente 
i sogni dalla realtà, 
l’oggi da ieri, 
i miei occhi stanchi dai miei piedi di bambino. 
E’ di sera che il quadro si compone 
ed io che sono malato alzo il viso 
verso l’eco delle mie ombre 
 in direzione del mio respiro lontano. 

Questa è una delle poesie che ha lasciato chi è andato via in fretta, e certamente non era consapevole della sua valenza , se disperde, frammenta e si mescola al superfluo “da” blog. Ho deciso che questo sarà nuovamente un blog a 4 mani userò quanto mi è stato donato, con i miei tempi e shekerandolo i post. Nel sottolineare l’aristocrazia della parola e la figura disarmata di questo blogger di fronte al sentire altrui mi piace riportare delle brevi spigolature
“è rimasto questo spazio per raccontare a me stesso e a qualcuno di voi vecchie storie piene di incantesimi e magie, lontani profumi di stagioni irripetibili ma vere. Oltre un certo limite la vita acquista un sapore diverso e più ampio, si ridefiniscono i contorni del senso di vivere e della gioia che è insita in esso, anche le parole sono diverse e suonano un’armonia che è giusto incontrare lungo il proprio percorso”.
“la verità profonda è che non accetto più me stesso e ciò è estremamente pericoloso.”
“Sono poche le persone che sanno veramente di me, che conoscono la ferita e sanno che la mia riservatezza è soltanto indecisione.”

Sarà così? E’ il caso di ripetere la frase iniziale? Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo.

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