Alle idi di marzo hai consegnato una storia di amore destinata a cambiare il senso di una esistenza. Storia comune a molti giovani, ma l'analisi ed il suo sentire fanno di questa strana fedeltà una sfida alle convenzioni per diventare, nell'esasperata ricerca di conferme, una scelta di vita trasgressiva, rischiosa, anticonformista, ma di grande eleganza interiore.
Una vita carica di tensione e di speranza, idealista,e ripercorrendo l'inizio della tua avventura umana sul filo della memoria, riesci a donare un nuovo significato all'amicizia, all'amore, alla passione politica.
Non avevo la certezza di
volere
la verità a qualunque costo,
una di quelle belle verità che
ti accolgono
in un'inevitabile abbraccio.
Ma era accaduto.
Potevo giustificarmi con
l'enormità del fatto:
l'amavo, anzi l'avevo amata moltissimo. Inutile negare,
sciocco girarci attorno.
Era questa la verità pura e semplice.
Ora mi restava
soltanto lo sterile esercizio di crogiolarmi nella rassegna dei fatti:
cosa
eravamo noi?
Chi eravamo stati?
Dieci anni prima eravamo due bambini
che
talvolta s'incontravano:
troppo piccoli e lontani,
uno a Milano l'altra a
Trapani:
due ragazzini ai capilinea dell'Italia e della vita.
Che potevamo mai
raccontarci di tanto impegnativo da riannodare ogni volta i fili? Nulla, credo,
quasi nulla.
Ma le risate risuonavano, quelle di lei soprattutto, tante e
naturali;
argentine come piccole cascate destinate ad estinguersi ai primi
calori.
Solo risate e piccoli segreti,
da pronunciare sottovoce,
con la mano
davanti alla bocca.
Confidenze ormai dimenticate per sempre.
Questo eravamo...
durante una lunghissima
e immobile estate, adesso lo rivedevo quel gesto:
staccato da tutto, particolare.
Lei non poteva essere così spesso
stanca da
posare la testa sulla mia spalla. Gli adolescenti possiedono la forza di
scordarsi di se stessi a volte,
è un meccanismo d'autodifesa
per sopravvivere
all'eccessivo
profumo della vita
e percorrere ogni sentiero
senza sceglierne
nessuno.
Unici testimoni del momento
furono quindi la spiaggia dorata
sotto
l'acropoli di Selinunte
e i nostri quindici anni.
Eravamo ad un passo dal
Paradiso e ci scherzavamo sopra.
Durante quell'estate accadde spesso, gli amici
e i parenti non videro,
non capirono…non capimmo nemmeno noi.
Il sole di quella
stagione del '66 fu così implacabile da bruciare in fretta ogni idea, ogni
proposito.
Ci alzammo presto dall'arenile e ce n'andammo, ognuno per la propria strada:
volammo via come pagliuzze mosse dal vento di scirocco.
"Qui inizia la malia irresistibile dei luoghi in cui si cresce, magici per noi isolani."
Ma adesso vedevo tutto con
chiarezza:
le stagioni che trascorrevano uguali,
le estati seguenti che
si
erano consumate distrattamente. Un'occasione sospesa: quattro anni prima
ero
abbastanza giovane da avere dentro il grande vuoto da riempire in fretta di
sogni verosimili; il vuoto adesso mi stava inghiottendo nuovamente!
Dimenticare, dimenticare, l'unica parola d'ordine valida; impossibile eseguire
l'ordine capitano riesco solo a ricordare...
La tarda estate del '73 a Palermo mi riservava una
sorpresa dietro l'altra.
La più grande riguardava la luce,
un fenomeno banale
che, invece, da queste parti aveva una personalità
decisa che mutava il
carattere
e il significato delle cose.
Questo era fondamentalmente il motivo
per il quale uscivo quasi ogni sera prima del tramonto.
Volevo godermi il
trascolorare della luce
sulle case, le vie, le piazze.
Volevo imprimere nella
mente il colore del cielo dietro gli alberi di Viale Libertà un minuto prima
dell'ultimo guizzo di sole, salutato e accompagnato dal cinguettio impazzito di
migliaia d'uccelli che si preparavano alla loro precoce notte.
Quando arrivò il primo
Natale siciliano
con i suoi diciotto gradi a mezzogiorno
e il sole caldo sul
mare azzurro di Mondello,
pensai ad uno scherzo bizzarro del calendario e
cominciai a capire che c'erano ancora
moltissime cose da regolare
sul nuovo
fuso orario della mia vita.
Pensai solo a questo e non potevo
immaginare il
cataclisma in agguato
in una luminosa mattina d'Aprile
in una strada di un
piccolo paese bianco
alle porte di Trapani.
Io non sapevo, mi sono interrogato
mille volte, la risposta è sempre la stessa: io non sapevo,
non avevo
considerato i segni
che pian piano negli anni s'erano coagulati. Avrei dovuto invece,
potevo vedermi che ero maturo,
pronto a cadere nell'unica direzione preparata
per me dalla vita.
Selinunte, la spiaggia, i piccoli segreti, le confidenze, la
sua testa poggiata su di me.
Non ci fu alcuna premonizione.
Solo un lampo
accecante.
E fu Desiderio di seno, di pelle, di labbra: cerco di penetrarti con
le parole
e ti bevo con la mente.
Sono trascorsi pochi istanti
ma non posso più
tornare indietro,
è una tensione inarrestabile
verso un orgasmo liberatorio;
te
ne sei accorta e ti sei riconosciuta,
mi agganci con i tuoi occhi verdi, quasi
febbricitanti, e non mi lasci più.
Forse pensavi che tutto questo non fosse
possibile, pensavo anch'io la stessa cosa prima di conoscerti.
Ascoltami, ora,
in un attimo, sta morendo il vecchio ragazzo che sapeva molte cose.
Al suo
posto sta nascendo un uomo nuovo, ignorante di tutto, ma curioso d'ogni cosa.
Parlami, signorina, avvelenami un po' alla volta: sta scomparendo tutto, gli
oggetti e le persone intorno a noi. Saremo soli io e te fra poco, assolutamente
soli.
Quel che non sapevo è che la solitudine di noi mi avrebbe accompagnato
per sempre.
Io conoscevo solo me stesso innamorato di te : una sensazione esclusiva
e totale.
Il riflesso d'un uomo innamorato, pieno di sé, forte del suo
sentimento nella mente e nel corpo, compiaciuto della propria inaspettata
bellezza. Era una visione abbagliante.
La storia continua una storia che velatamente si cala sulle innumerevoli contraddizioni dell'animo femminile, che racconta estasi, sensualità ed incantesimo, con la capacità di affrontare la sfida più ardua per chi ama:la fedeltà.
Avevo lasciato un commento, ma si è volatilizzato.
RispondiEliminaDicevo che questo tuo post trasmette quel tuo universo di emozioni e sentimenti caldo e appassionato caricandolo delle tinte e del calore di Sicilia.
la passione è il motore delle nostre esistenze
EliminaLeggere e rileggere è sempre piacevole ed intrigante.Ci sono emozioni di un momento,che svaniscono,come neve al soffio del vento,altre rimangono ,diventano universali.
RispondiEliminaQuesto tuo scrivere,a quattro mani,come dici in qualche post precedente,trasforma le parole,mediate da diverso sentire, in armonie. A presto.
Ci sono emozioni fugaci, altre che per un mistero inspiegabile, nascono e ci accompagnano per sempre, anche nell'impermanenza di ogni cosa.dici bene, cara Chicchina.
RispondiEliminaGrazie di essere qui.